Intervista a Enrico Stocco AKA Pido, musicista e videomaker.
Ciao Pido, è stato un piacere sentirti e grazie per averci dedicato del tempo. Parlaci del tuo nuovo album/singolo.
Ciao Ragazzi, grazie a voi. “Wasted PIDO GHOST REVENGE” è il mio primo “vero” LP dopo esattamente 15 anni di 7’’, cassette e cd, la maggior parte dei quali autoprodotti. Sono 12 canzoni di blues-punk selvaggio e primitivo. Rispetto all’ultimo disco, “Homesick Songs” uscito in cassetta nel 2017, c’è molto meno country e molto più rock’n’roll. È stato prodotto al Colosso Room di Camposampiero (PD) dai miei vecchi amici Walter e Anna (Ultrakelvin) nel Dicembre 2019 ed è uscito il 25 Aprile scorso per la loro etichetta MacinaDischi. Si può ascoltare su tutte le piattaforme digitali e il vinile si può acquistare sul bandcamp di MacinaDischi. < Video “Born in the swamp” – Wasted Pido
Ci puoi raccontare cosa ti ha ispirato a diventare un musicista? Quali sono le tue ispirazioni?
Ho iniziato a suonare il basso a 12 anni perché volevo emulare i miei idoli, gli Iron Maiden. Negli anni ovviamente gli ascolti e le motivazioni sono cambiate, mi sono avvicinato al punk/HC e al garage-punk, alla musica surf, e soprattutto al blues, senza soluzione di continuità… ma di base c’è sempre l’urgenza di espressione e la voglia di fare casino. Come one-man-band, inizialmente suonavo una specie di electro-rockabilly usando una vecchia drum machine Eko (che uso ancora qualche volta, in realtà!) e il concetto in generale era abbastanza vicino allo psychobilly… poi ho avuto un lungo periodo di infatuazione per la musica country (Hank Williams, Johnny Cash, Townes Van Zandt…) che si è concluso nella produzione di “Homesick Songs” 3 anni fa. Da quando ho iniziato a suonare come one man band sono passati 15 anni e ne ho combinate di tutti i colori insomma. Non ho mai avuto una direzione precisa, ma ho avuto la fortuna di incontrare tante persone che hanno cambiato il mio approccio alla musica e alla vita. Suonare mi ha permesso di viaggiare in lungo e in largo per l’Europa, il sud del Brasile, gli USA, e in Asia (Vietnam e Giappone)… posti dove non credo sarei mai stato se non suonando. Le influenze dell’ultimo disco musicalmente parlando sono principalmente il Rhythm’n’Blues di New Orleans, il “Mississippi Hill Blues” di artisti come RL Burnside, T-Model Ford, etc. e il punk “primitivo”. Come contenuti, ho cercato un approccio più semplice e diretto rispetto ad una volta, e in questo sono debitore ai Monsters e in generale all’attitudine del grandissimo Reverendo Beatman, noto one man band svizzero e boss dell’etichetta Voodoo Rhythm Records, con cui ho avuto la possibilità di suonare e viaggiare assieme tra Il Vietnam e il Giappone a Novembre/Dicembre scorso. Proprio appena tornado da questa tournè asiatica, galvanizzato dall’esperienza appena conclusa, ho registrato il disco.
Perché hai scelto di vivere a Venezia?
A Venezia ci sono nato 40 anni fa e il legame fisico ed emotivo è molto forte. Ci vivo per un mix di circostanze fortuite (famiglia, lavoro, amicizie) e scelte personali. Non credo che esista un posto simile al mondo e nonostante tutti i problemi che comporta viverci, attualmente non vedo un’ altra città dove potrei stare.
I tuoi tre “luoghi del cuore” della città
L’altana sulla casa dei miei nonni paterni a San Salvador, il Campo della Bragora, le Tese dell’Arsenale.
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